Trillante, trocola e uosso ‘e presutto.

Nell’ambito delle manifestazioni organizzate in occasione della tradizionale festa del Carmine, il prossimo 16 luglio alle ore18, nella chiesa di Santa Croce e Purgatorio al Mercato, in piazza Mercato, si terrà l’incontro “Trillante, trocola e uosso ‘e presutto”: una spremuta di filosofia spicciola tra musica e dintorni.  Si parlerà delle origini della posteggia, della sua storia e della “Parlèsia”, il linguaggio segreto, derivante dal napoletano, che veniva usato dai musicanti per non farsi capire dai non addetti ai lavori. Oggi, la parlèsia sopravvive per sottolineare l’appartenenza alla categoria dei musicisti. Si affronterà, inoltre, la lingua e la cultura napoletana viste nel quotidiano della gente comune.

festa del carmine 2014 napoliclicca sull’immagine per ingrandire

‘Persone che parlano di questo argomento’: Facebook introduce una nuova funzione.

Vi sarete accorti che Facebook ha introdotto un nuovo parametro per misurare il gradimento di una fanpage: “Persone che parlano di questo argomento”. Lo trovate a sinistra, sotto il numero dei fans, ed indica il numero di persone che parlano della pagina, cioè che interagiscono regolarmente condividendo, commentando ed esprimendo il proprio ‘mi piace’ ai post. Praticamente una statistica dei fans attivi relativa all’ultima settimana. Ora gli utenti potranno capire che una pagina con un alto numero di ‘Ne parlano’ è una pagina dai contenuti interessanti. Allo stesso tempo i creatori saranno spinti a fare sempre meglio per coinvolgere i propri fans attraverso l’offerta di buoni contenuti.

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Gianna Caiazzo © riproduzione riservata

A Carnevale ogni Misseri vale?

di Gianna Caiazzo

Se alcuni anni fa, nel periodo di Carnevale, vi è capitato di vedere passare un vero pony con un pennacchio sulla fronte, con in sella una damina in abito bianco, non vi è dubbio, eravate a Napoli, in uno dei quartieri più popolosi della città. Eravate nel quartiere Sanità. Qui, come in altri quartieri popolari, le mamme non si limitano a conservare la tradizione di mascherare i propri bambini, ma si esibiscono in trovate originali e ad effetto. La fantasia e l’inventiva, sfociano orgogliosamente nell’ostentazione e molto spesso nella competitività. Ecco, quindi, che non si esita ad impegnare un cavallino, tenuto da un fiero “papà palafreniere”, per portare in giro una piccola Elisa di Rivombrosa. Tutto curato nei minimi particolari, dunque, ritualmente immortalato poi da un sapiente obiettivo nei vari studi fotografici della zona. Posso raccontarvi di mini muratori, corredati di berrettino di carta, mini carriola, mini sacchetto di cemento e addirittura (udite, udite!) la marenna (la merenda), il cartoccio col meritato panino, sotto al braccio. Per certi versi, ritengo che questa espressione di creatività sia anche apprezzabile e folcloristica. Sono personalmente convinta, inoltre, che proprio dall’estremizzazione di questa tendenza sia partita l’idea del titolare di un negozio di lingerie di questo quartiere di realizzare il costume di zio Michele Misseri. Penso che non si sia trattato di una provocazione, come ha sostenuto poi il commerciante, cercando maldestramente di correre ai ripari, ma solo di un tentativo (di pessimo gusto) di stupire, di attrarre l’attenzione sul proprio negozio, di solleticare le ambizioni di qualche mamma. Certo, solleticare le ambizioni di qualche mamma. Perchè se credete che una mamma acquisti un abito di Carnevale così macabro, per ironia, vi sbagliate di grosso. Un abito così si acquista per stupire a propria volta (forse non  per intento dissacratorio) ed è questo che maggiormente mi colpisce e mi rattrista. Mi rattrista leggere in tutto questo, ancora una volta, lo sfrenato desiderio di stupire ad ogni costo che porta spesso a fare anche scelte contro il buon senso, ed il sentire comune. Da parte del commerciante, un casereccio tentativo di emulazione delle operazioni di marketing ad alto livello, spesso irriverenti, a cui purtroppo siamo abituati. Un’opportunità, invece, per le mamme, di fare effetto su amici, parenti e passanti. Sembra che, vista l’attenzione che i mass media hanno dedicato alla vicenda, citando tanto di nome del negozio, l’operazione sia riuscita benissimo, forse anche oltre le più modeste aspettative dello stesso titolare. In quanto alle mamme, non è da escludere che, quando sarà il momento, troveranno qualche giornalista appostato dietro un cespuglio dei Colli Aminei pronto a riprenderle a spasso con i loro “Misserini”. Se avranno il coraggio di far indossare ai loro pargoli il costume incriminato, dite? Magari ora più che mai. TV docet.

 

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Bienvenue al Sud.

di Gianna Caiazzo

 

Chi viene al sud piange due volte: quando arriva e quando parte.

Una gran bella frase ad effetto che ha mandato in sollucchero molti napoletani, e figli del Sud in genere, che gongolano al pensiero di come il loro beniamino, Alessandro Siani, abbia potuto coniare per loro (probabilmente credono così) una frase tanto ricca di Pathos. Ed eccola spopolare in internet, fare impazzire il popolo dei social network, assurgere al grado di sibillina profezia per i miscredenti.

Ma, come recita il titolo di una rubrica del più famoso settimanale di enigmistica,  forse non tutti sanno che…

La frase è stata copiata di sana pianta, ed opportunamente ‘capovolta’, da una battuta che troviamo in “Giù al Nord” un fortunatissimo film francese del 2008 del regista (nonchè protagonista) Dany Boon. Per la precisione la battuta originale suona così: Quando uno straniero viene a vivere al nord, raglia due volte: quando arriva e quando riparte.

Ma non solo. Il film ‘Benvenuti al Sud’ è un remake, che più remake non si può, del famoso film d’oltralpe, al  punto tale che, nel vedere quest’ultimo, si ha quasi  la sensazione di vedere trasformarsi la testa di Kaddour Merad nella pelata di Bisio o la faccia di Boon in quella di Siani.

E’ bastato, infatti, sostituire qualche stereotipo francese con altri di casa nostra, qualche piatto tipico dei Berguois  con  pastiera, sanguinaccio e limoncello e il gioco è fatto. O meglio sarebbe dire: le jeux son fait!

Per qualcuno, forse, questa non sarà una novità, per altri non cambierà una sola virgola della venerazione riposta nella versione nostrana e nella sua gettonatisima sentenza. Ma mi chiedo: Avevamo proprio bisogno di una frase pezzottata per rappresentare la nostra napoletanità e questo amore viscerale per Napoli ed il Sud?

 

 

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Fall in love with Napoli.

Prima uscita ufficiale per il blog “Fall in love with Napoli che giovedì sera è stato presentato al termine del master in Media Education dell’Università degli studi Suor Orsola Benincasa. Dopo la consegna dei diplomi agli alunni del master, si è svolta la prima presentazione ufficiale del blog a cura del gruppo di tre studenti – Simona Nadalin Zanon, Modestino Picariello e Barbara Ruggiero – che nel corso di questi mesi ha animato le pagine di “Fall in love with Napoli”. Bellezza contro mondezza”: era stato annunciato così l’evento, proprio a voler porre enfasi sul ruolo attivo e vitale che svolge questo blog come promozione territoriale lontana dai soliti stereotipi e in un momento particolarmente delicato per la nostra città. Una piattaforma web 2.0 al servizio della città e della promozione degli aspetti più belli della città di Napoli. “Fall in love with Napoli” è la dimostrazione di come, partendo dal basso, con gli strumenti che offre oggi la comunicazione, sia possibile creare un sistema particolarmente articolato e definito per la promozione territoriale e per la costruzione di un’identità.
sirena partenope

Fonte: Fall in love with Napoli.

Chiamali “stupid”!

di Gianna Caiazzo

L’unico pensiero che riuscì a rincuorarmi un po’, quando vidi per la prima volta i cartelloni della campagna pubblicitaria “Be stupid” (sii stupido) della Diesel, fu: “Meno male che sono in inglese!”  Speravo che l’impatto sarebbe stato, per molti, limitato proprio dalla poca dimestichezza con questa lingua.
Detto fatto. In questi giorni ho notato per la prima volta il cartellone della nuova campagna pubblicitaria di questo marchio, quella che vorrebbe essere in dialetto (lingua) napoletano. Ho superato velocemente il rinnovato senso di nausea che già avevo provato ai tempi della prima campagna, per soffermarmi sulla morfologia dello scritto. ” ‘O scienziato tinnè ‘e ampolle, ‘o stup’d ‘e pppalle” : “Lo scienziato ha le ampolle, lo stupido le palle”. Dopo aver letto e riletto, stavo per convincermi che fossero stati erroneamente affissi a Napoli cartelloni destinati ad un’altra città del sud. Ho pensato che si trattasse, forse, di dialetto calabrese.
Poi ho pensato ad un tentativo malriuscito di scrivere in napoletano. E questo mi appariva come superficialità, addirittura irriverenza.
Malriuscito secondo chi conosce e tiene alla lingua napoletana. Ma a vedere bene, non credo lo sia del tutto per la Diesel. Non trovo, infatti, casuali le tre P di ” ‘e pppalle”, ripetizione rafforzativa, tipica soprattutto del linguaggio internettiano. E non credo una distrazione il non aver sostituito  ‘stupido’ con il più marcatamente napoletano ‘strunzo’, come ha osservato qualcuno. ‘Stupido’ è la parola portante della campagna e deve restare invariata. ‘Strunzo’, poi, come sappiamo noi napoletani, ha un significato diverso che contiene una maggiore carica offensiva poichè, spesso, presuppone  malizia da parte del soggetto.
Penso che dietro quella che apparentemente sembra ignoranza linguistica ci sia, invece, l’osservazione del modo (approssimativo, forse loro malgrado) di scrivere il dialetto, diffuso tra i giovani partenopei, in cui abbondano inutili apostrofi ed improprie troncature. Una sorta di brutta trascrizione fonetica. Facebook per credere!

 cartello diesel dialetto napoletano


Potete segnalare, a commento di questo post, iniziative a favore della diffusione e dell’insegnamento della lingua napoletana. Grazie.

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