ZEPPOLE CON PATATE NAPOLETANE

Frequentemente noto nelle stringhe di ricerca la richiesta ”zeppole con patate napoletane”. Credo intendiate quelle che spesso, come ho già detto in un mio post precedente, sostituivano nel giorno di San Giuseppe le più ’nobili’ zeppole a bignè.
Qui a Napoli vengono definite graffette o “zeppole a  e o elle” ed oggi ve ne do la ricetta, quella che da tempo uso io stessa.

Ingredienti:
500 gr.farina
400 gr patate
2 uova intere + 2 tuorli
½ vaschetta di margarina
1 dado di lievito di birra
½ bicchiere di latte
100 gr zucchero
La buccia grattuggiata di 1 limone
1 pizzico di sale
Per la cottura:
Olio per friggere

Bollite e schiacciate, con lo schiacciapatate, le patate in una terrina; aggiungetevi la farina, il lievito sciolto in poco latte tiepido ed i restanti ingredienti.
Impastate bene e formate poi tanti cordoncini dalla lunghezza di circa una ventina di cm e dal diametro di circa uno. Avvolgeteli a formare una ‘elle’e metteteli tra due canovacci a lievitare per un paio di ore. Friggete le zeppole in abbondante olio bollente e cospargetele, ancora calde, con zucchero semolato.

Eccole:

© riproduzione riservata Gianna Caiazzo

Leggi la ricetta in napoletano

Guarda anche la ricetta delle zeppole di san Giuseppe

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ARTÉTECA

Il termine indica irrequietezza, agitazione, movimenti continui.
Deriva dal termine latino “Arthritica” che può associarsi alla “Febbre reumatica” (artritica), malattia molto diffusa, soprattutto tra i bambini, fino alla fine della seconda guerra mondiale ed ora notevolmente diminuita grazie all’uso degli antibiotici. La patologia colpisce, tra l’altro, le articolazioni, infatti una delle sue manifestazioni è la “Còrea minor” (Ballo di san Vito) che porta il paziente a compiere movimenti involontari, veloci, a scatti, ripetitivi e scoordinati

Arteteca

Artéteca

Ipotesi etimologica (artéteca > còrea minor > febbre reumatica) costruita da Gianna Caiazzo.

© riproduzione riservata

‘O vino: raddoppiamento consonantico napoletano

In molti ritengono un mistero linguistico il fatto che, a differenza di tanti nomi neutri napoletani che subiscono raddoppiamento consonantico iniziale quando preceduti dall’articolo determinativo (es. ‘o ppane, ‘o llatte, ‘o ffierro), il termine “vino” non subisca tale raddoppiamento, scrivendosi infatti ” ‘o vino “, con la V scempia, e non ” ‘o vvino”. Ho provato a formulare un’ipotesi a riguardo: nel latino, molti neutri subirono con il tempo un cambio di genere trasformandosi in maschili, sono i cosiddetti ‘volgarismi’. Già Petronio, nel suo Satyricon (I sec dC) scriveva fatus al posto di fatum, caelus invece di caelum, vasus in luogo di vasum e, soprattutto, VINUS anziché VINUM. Se, in questo caso, come di conseguenza anche l’articolo diventa maschile, l’articolo neutro illud, la cui assimilazione della D finale crea il raddoppiamento della consonante iniziale del termine che lo segue, sparisce portando via con sé anche il RC. Ecco perchè in napoletano scriviamo ” ‘o vino” e non ” ‘o vvino”.
Gianna Caiazzo
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Trillante, trocola e uosso ‘e presutto.

Nell’ambito delle manifestazioni organizzate in occasione della tradizionale festa del Carmine, il prossimo 16 luglio alle ore18, nella chiesa di Santa Croce e Purgatorio al Mercato, in piazza Mercato, si terrà l’incontro “Trillante, trocola e uosso ‘e presutto”: una spremuta di filosofia spicciola tra musica e dintorni.  Si parlerà delle origini della posteggia, della sua storia e della “Parlèsia”, il linguaggio segreto, derivante dal napoletano, che veniva usato dai musicanti per non farsi capire dai non addetti ai lavori. Oggi, la parlèsia sopravvive per sottolineare l’appartenenza alla categoria dei musicisti. Si affronterà, inoltre, la lingua e la cultura napoletana viste nel quotidiano della gente comune.

festa del carmine 2014 napoliclicca sull’immagine per ingrandire